Kossiga docet... Scuola, scontri in piazza Navona

martedì 21 ottobre 2008

INSEGNANTI RELIGIONE GUADAGNANO DI PIU': TRIBUNALE CONDANNA MIN P.I

Una sentenza del Tribunale di Roma ha condannato il Ministero della Pubblica Istruzione per un prolungato atto discriminatorio nei confronti degli insegnanti precari, vincitori di un pubblico concorso ed inseriti regolarmente nelle graduatorie su posto comune, a vantaggio degli insegnanti di religione cattolica (nominati dal Vicariato ed immessi in ruolo senza concorso).

A questi ultimi, durante il periodo di precariato, è riservato un trattamento di favore che consiste in un aumento dello stipendio del 2,5% ogni 2 anni. Dopo 8 anni gli insegnanti di religione guadagnano 130 euro netti in più al mese rispetto ad una/un collega che insegna italiano, matematica, scienze,…Il ricorso fatto, e vinto, dalla professoressa Rizzuto di Roma (alla quale è stato riconosciuto un risarcimento di 2.611,35 euro) crea un importante precedente.



IL PRC METTE A DISPOSIZIONE DEI PRECARI DELLA SCUOLA CHE VORRANNO VEDERSI RICONOSCIUTO IL MEDESIMO DIRITTO, UN UFFICIO LEGALE PER I RICORSI

E' attivo uno sportello (vmeloni@libero.it) scuola permanente a disposizione di tutti. E' possibile telefonare alla segreteria del dipartimento nazionale scuola del Prc ai seguenti numeri, 06.44182257 – 06.44182236 o scrivere al seguente indirizzo di posta elettronica: scuola.prc@rifondazione.it


Gennaro Loffredo, Responsabile Nazionale Dip. Scuola e Formazione Prc

venerdì 17 ottobre 2008

Clan nel governo

di Emiliano Fittipaldi e Gianluca Di Feo "L'Espresso" da domani in edicola....
"Era a disposizione dei casalesi". Così un pentito accusa Nicola Cosentino. E' il quinto collaboratore di giustizia a puntare il dito contro il sottosegretario all'economia. Che continua a rimanere al suo posto

Durante la mia latitanza molto spesso mi sono incontrato con l'onorevole Nicola Cosentino. Egli stesso esplicitamente ci aveva detto di essere a nostra disposizione... Quando dice 'nostra' Dario De Simone parla dei casalesi, la più feroce organizzazione criminale campana. De Simone è stato uno dei loro capi: revolver alla mano, accanto al padrino Francesco Bidognetti ha ucciso una decina di persone. Poi nel 1996 ha deciso di collaborare con i magistrati: le sue rivelazioni sono state determinanti per il maxiprocesso Spartacus. Per gli inquirenti è un 'pentito' fondamentale, per il resto del clan un condannato a morte. Quando fa il nome di Nicola Cosentino, i killer gli hanno appena assassinato il fratello e il cognato. Ma va avanti: "L'onorevole aveva avuto espressamente il nostro aiuto per le sue elezioni, era a disposizione per qualunque cosa noi gli avessimo potuto domandare. Se gli avessimo chiesto un certo tipo di lavoro pubblico, non esisteva che potesse rifiutarsi".

De Simone registra questa deposizione il 13 settembre 1996, dopo di lui altri quattro collaboratori di giustizia chiameranno in causa il politico di centrodestra, come ha riferito L'espresso nelle inchieste pubblicate nelle scorse settimane. All'epoca Cosentino era appena riuscito a entrare in parlamento, oggi è sottosegretario all'Economia del governo Berlusconi e coordinatore campano del Pdl. È indagato dalla Procura antimafia di Napoli, ma la sua posizione nell'esecutivo non è stata messa in discussione. Lo stesso Paese che si mobilita contro i piani camorristici per uccidere Roberto Saviano, non si scandalizza per la poltrona occupata da un politico di Casal di Principe che cinque diversi pentiti hanno indicato come "a disposizione dei casalesi". E lo hanno fatto in tempi non sospetti. Il primo verbale che lo accusa risale al settembre 1996, l'ultimo al primo aprile 2008: tutti prima di diventare un uomo-chiave del ministero di Giulio Tremonti.

Il deputato viene indicato nel 1998 da Domenico Frascogna come postino insospettabile dei messaggi del capo dei capi, Francesco 'Sandokan' Schiavone; da Carmine Schiavone, cugino di Sandokan, come candidato della famiglia nelle elezioni comunali e provinciali. Nel febbraio 2008 da Michele Froncillo come il contatto per vincere le gare pubbliche. Infine Gaetano Vassallo, l'imprenditore di camorra che per un ventennio ha inondato la Campania di scorie tossiche, descrive il suo ruolo negli appalti per consorzi rifiuti e termovalorizzatori. L'espresso invece ha ricostruito come alla società della famiglia Cosentino, un colosso nel settore di gas e petrolio, fosse stato negato il certificato antimafia: un permesso concesso solo dopo l'intervento del prefetto Elena Stasi, poi eletta al parlamento per il Pdl grazie anche al sostegno di Cosentino. Il nostro giornale ha scoperto l'operazione sui terreni della centrale elettrica di Sparanise, che ha fruttato 10 milioni di euro ai familiari del sottosegretario. E l'acquisto di un lotto dai parenti di Schiavone. Tutto questo non ha scosso il Parlamento: finora gli interventi si contano sulle dita di una mano. Il sottosegretario ha respinto le accuse, promettendo querele. Il premier Berlusconi ha chiuso la questione: "Ho assicurazione personale dagli interessati che si tratta di operazioni legate alla politica, e non a quella realtà". Intanto i casalesi continuano a uccidere. Nonostante le retate, nonostante i parà della Folgore, vanno avanti nelle esecuzioni. Intanto i casalesi continuano a elaborare piani per ammazzare Saviano, che proprio su L'espresso ha sottolineato il silenzio intorno al caso Cosentino.

Il racconto di Dario De Simone è importante proprio per gli aspetti politici. Il camorrista parla di vicende anteriori al 1995, anno del suo arresto, e in particolare delle elezioni regionali di quell'aprile che videro arrivare il giovane avvocato di Casal di Principe nel consiglio regionale guidato dal centrodestra. In quel periodo il boss è latitante e si nasconde spesso nella casa di uno zio della moglie di Cosentino. Lì sarebbero avvenuti i loro incontri: "Mi chiese di aiutarlo nella campagna elettorale. Io mi diedi da fare. Parlai con il coordinatore nella zona di Forza Italia. Ho parlato anche con Walter Schiavone, Vincenzo Zagaria, Vincenzo Schiavone (oggi tutti detenuti e considerati elementi di spicco del clan, ndr): tutte persone che per altro ben conoscevano il Cosentino. Un buon gruppo di noi frequentava il club Napoli di Casale, circolo che frequentava anche il Cosentino. Durante la latitanza, io e Walter Schiavone abbiamo dormito spesso lì". Nel racconto del collaboratore, il comitato elettorale per le regionali '95 poteva contare anche sul sostegno dei vertici camorristici: "Solo a Trentola Ducenta ha raccolto 700 preferenze. Io stesso ho chiesto a varie persone la cortesia di votare Cosentino. Certamente quando io chiedevo delle cortesie ai vari amici di Trentola nessuno le rifiutava. Un po' tutta l'organizzazione si è occupata delle sue elezioni. Per la zona di Aversa si è interessato Francesco Biondino, per la zona di Lusciano Luigi Costanzo, per la zona di Gricignano la famiglia di Andrea Autiero, per la zona di Casaluce tale L. V., per quella di Teverola il ragioniere Di Messina". Tutte le persone indicate sono state poi arrestate.

martedì 7 ottobre 2008

11 ottobre a Roma

Pullman con partenza da Sessa Aurunca alle ore 09.00 da Piazza Mercato...
Per adesioni o informazioni:
338.9825347 - 393.7168399 - 347.9871410

Un’altra Italia Un’altra Politica
Le politiche aggressive del Governo di centrodestra, sostenute in primo luogo da Confindustria, disegnano il quadro di un’Italia ripiegata su se stessa e che guarda con paura al futuro, un Paese dove pochi comandano, in cui il lavoro viene continuamente umiliato e mortificato, nel quale l’emergenza evocata costantemente per giustificare la restaurazione di una società classista razzista e sessista. Che vede nei poveri, nei marginali e nei differenti, i suoi principali nemici. Che nega, specie nei migranti, il riconoscimento di diritti di cittadinanza con leggi come la Bossi Fini che non solo generano clandestinità e lavoro nero, ma calpestano fondamentali valori di umanità.
Questa la risposta delle destre alla crisi profonda, di cui quella finanziaria solo un aspetto, che attraversa il processo di globalizzazione e le teorie liberiste che l’hanno sostenuto. Una risposta che, naturalmente, ignora il fatto che solo un deciso mutamento del modello economico oggi operante può risolvere problemi drammatici, dei quali il pi grave la crisi ecologica planetaria. Spetta alla sinistra contrapporre un’altra idea di società e un coerente programma in difesa della democrazia e delle condizioni di vita delle persone. E’ una risposta che non può tardare ed l’unico modo per superare le conseguenze della sconfitta elettorale e politica. Ci proponiamo perciò di contribuire alla costruzione di un’opposizione che sappia parlare al Paese a partire dai seguenti obiettivi:
1. riprendere un’azione per la pace e il disarmo di fronte a tutti i rischi di guerra, oggi particolarmente acuti nello scacchiere del Caucaso.
La scommessa ridare prospettiva a un ruolo dell’Europa quale principale protagonista di una politica che metta la parola fine all’unilateralismo dell’amministrazione Bush, al suo programma di scudo spaziale e di estensione delle basi militari nel mondo, all’occupazione in Iraq e Afghanistan (dove la presenza di truppe italiane non ha ormai alcuna giustificazione), ma anche alla sindrome da grande potenza che sta impossessandosi della Russia di Putin;
2. imporre su larga scala un’azione di difesa di retribuzioni e pensioni falcidiate dal caro vita, il quale causa un malessere che la destra tenta di trasformare in egoismo sociale, guerra tra poveri, in un protezionismo economico del tutto insensibile al permanere di gravi squilibri tra il Nord e il Sud del mondo. Di fronte alla piaga degli “omicidi bianchi” necessario intensificare i controlli e imporre l’applicazione delle sanzioni alle imprese. Si tratta inoltre di valorizzare tutte le forme di lavoro: lottando contro precariato e lavoro nero, anche attraverso la determinazione di un nuovo quadro legislativo; sostenendo il reddito dei disoccupati e dei giovani inoccupati; ottenendo il riconoscimento di forme di lavoro informale e di economia solidale;
3. respingere l’attacco alla scuola pubblica, all’Università alla ricerca e alla cultura, al servizio sanitario nazionale, ai diritti dei lavoratori e alla contrattazione collettiva. E’ una vera e propria demolizione attuata attraverso un’azione di tagli indiscriminati e di licenziamenti, l’introduzione di processi di privatizzazione, e un’offensiva ideologica improntata a un ritorno al passato di chiaro stampo reazionario (maestro unico, ecc.). L’obiettivo della destra al governo colpire al cuore le istituzioni del welfare che garantiscono l’esercizio dei diritti di cittadinanza. L’affondo costituito da un’ipotesi di federalismo fiscale deprivato di ogni principio di mutua solidarietà;
4. rispondere con forza all’attacco contro le politiche volte a contrastare la violenza degli uomini contro le donne, riconoscendo il valore politico della lotta a tutte le forme di dominio patriarcale, dell’autodeterminazione delle donne e della libertà femminile nello spazio pubblico e nelle scelte personali;
5. sostenere il valore della laicità dello stato e riconoscere diritto di cittadinanza alle richieste dei movimenti per la libera scelta sessuale e per quelle relative al proprio destino biologico;
6. sostenere le vertenze territoriali (No Tav, No Dal Molin, ecc.) che intendono intervenire democraticamente su temi di grande valore per le comunità, a partire dalle decisioni collettive sui temi ambientali, sulla salute e sui beni comuni., prima fra tutti l’acqua. Quella che si sta affermando con la destra al governo un’idea di comunità corporativa, egoista, rozza e cattiva, un’idea di società che rischia di trasformare le nostre città e le loro periferie nei luoghi dell’esclusione. Bisogna far crescere una capacità di cambiamento radicale delle politiche riguardanti la gestione dei rifiuti e il sistema energetico. Con al centro la massima efficienza nell’uso delle risorse e l’uso delle fonti rinnovabili. Superando la logica dei megaimpianti distruttivi dei territori, del clima e delle risorse in via di esaurimento. E’ fondamentale sostenere una forte ripresa del movimento antinuclearista che respinga la velleitaria politica del governo in campo energetico.
7.. contrastare tutte le tentazioni autoritarie volte a negare o limitare fondamentali libertà democratiche e civili, a partire dalle scelte del governo dai temi della giustizia, della comunicazione e della libertà di stampa. O in tema di legge elettorale mettendo in questione diritti costituzionali di associazione e di rappresentanza. Si tratta anche di affermare una cultura della legalità contro le tendenze a garantire l’immunità dei forti con leggi ad personam e a criminalizzare i deboli.
Per queste ragioni e con questi obiettivi vogliamo costruire insieme un percorso che dia voce ad un’opposizione efficace, che superi la delusione provocata in tanti dal fallimento del Governo Prodi e dalla contemporanea sconfitta della sinistra, e raccolga risorse e proposte per questo paese in affanno. L’attuale minoranza parlamentare non certo in grado di svolgere questo compito, e comunque non da sola, animata com’ da pulsioni consociative sul piano delle riforme istituzionali, e su alcuni aspetti delle politiche economiche e sociali (come tanti imbarazzati silenzi dimostrano, dal caso Alitalia all’attacco a cui sottoposta la scuola, dalla militarizzazione della gestione dei rifiuti campani alle ordinanze di tante amministrazioni locali lesive degli stessi principi costituzionali).
Bisogna invece sapere cogliere il carattere sistematico dell’offensiva condotta dalle destre, sia sul terreno democratico, che su quelli civile e sociale, per potere generare un’opposizione politica e sociale che abbia l’ambizione di sconfiggere il Governo Berlusconi. Quindi, proponiamo una mobilitazione a sinistra, per “fare insieme”, al fine di suscitare un fronte largo di opposizione che, pur in presenza di diverse prospettive di movimenti partiti, associazioni, comitati e singoli, sappia contribuire a contrastare in modo efficace le politiche di questo governo.
Al tal fine proponiamo la convocazione per l’11 ottobre di un’iniziativa di massa, pubblica e unitaria, rivolgendoci a tutte le forze politiche, sociali e culturali della sinistra e chiedendo a ognuna di esse di concorrere a un’iniziativa che non sia di una parte sola. Il nostro intento contribuire all’avvio di una nuova stagione politica segnata da mobilitazioni, anche territorialmente articolate, sulle singole questioni e sui temi specifici sollevati.

domenica 20 luglio 2008

Alex Zanotelli su Napoli: LETTERA AGLI AMICI " E' AL COLMO LA FECCIA"

Napoli ,12 luglio 2008

Carissimi,


è con la rabbia in corpo che vi scrivo questa lettera dai bassi di Napoli, dal Rione Sanità nel cuore di quest'estate infuocata.
La mia è una rabbia lacerante perché oggi la Menzogna è diventata la Verità. Il mio lamento è così ben espresso da un credente ebreo nel Salmo 12
" Solo falsità l'uno all'altro si dicono:
bocche piene di menzogna,tutti a nascondere ciò che tramano in cuore. Come rettili strisciano, e i più vili emergono, è al colmo la feccia."
Quando ,dopo Korogocho,ho scelto di vivere a Napoli , non avrei mai pensato che mi sarei trovato a vivere le stesse lotte. Sono passato dalla discarica di Nairobi, a fianco della baraccopoli di Korogocho alle lotte di Napoli contro le discariche e gli inceneritori.Sono convinto che Napoli è solo la punta dell'iceberg di un problema che ci sommerge tutti.Infatti, se a questo mondo, gli oltre sei miliardi di esseri umani vivessero come viviamo noi ricchi (l'11% del mondo consuma l'88% delle risorse del pianeta!) avremmo bisogno di altri quattro pianeti come risorse e di altro quattro come discariche ove buttare i nostri rifiuti. I poveri di Korogocho, che vivono sulla discarica, mi hanno insegnato a riciclare tutto , a riusare tutto, a riparare tutto, a rivendere tutto, ma soprattutto a vivere con sobrietà.
E' stata una grande lezione che mi aiuta oggi a leggere la situazione dei rifiuti a Napoli e in Campania, regione ridotta da vent'anni a sversatoio nazionale dei rifiuti tossici.Infatti esponenti della camorra in combutta con logge massoniche coperte e politici locali, avevano deciso nel 1989 ,nel ristorante "La Taverna" di Villaricca", di sversare i rifiuti tossici in Campania. Questo perché diventava sempre più difficile seppellire i nostri rifiuti in Somalia. Migliaia di Tir sono arrivati da ogni parte di Italia carichi di rifiuti tossici e sono stati sepolti dalla camorra nel Triangolo della morte (Acerra-Nola- Marigliano), nelle Terre dei fuochi ( Nord di Napoli ) e nelle campagne del Casertano. Questi rifiuti tossici
"bombardano" oggi ,in particolare i neonati, con diossine,nanoparticelle che producono tumori, malformazioni , leucemie……

Il documentario Biutiful Cauntri esprime bene quanto vi racconto.
A cui bisogna aggiungere il disastro della politica ormai subordinata ai potentati economici-finanziari.Infatti questa regione è stata gestita dal 1994 da 10 commissari straordinari per i rifiuti ,scelti dai vari governi nazionali che si sono succeduti.( E' sempre più chiaro, per me, l'intreccio fra politica, potentati economici-finanziari, camorra, logge massoniche coperte e servizi segreti!). In 15 anni i commissari straordinari hanno speso oltre due miliardi di euro, per produrre oltre sette milioni di tonnellate di "ecoballe" , che di eco non hanno proprio nulla: sono rifiuti tal quale, avvolti in plastica che non si possono nè incenerire (la Campania è già un disastro ecologico!) né seppellire perché inquinerebbero le falde acquifere. Buona parte di queste ecoballe, accatastate fuori la città di Giugliano, infestano con il loro percolato quelle splendide campagne denominate "Taverna del re ".

E così siamo giunti al disastro! Oggi la Campania ha raggiunto gli stessi livelli di tumore del Nord-Est, che però ha fabbriche e lavoro.Noi,senza fabbriche e senza lavoro, per i rifiuti siamo condannati alla stessa sorte.Il nostro non è un disastro ecologico-lo dico con rabbia- ma un crimine ecologico, frutto di decisioni politiche che coprono enormi interessi finanziari. Ne è prova il fatto che Prodi, a governo
scaduto, abbia firmato due ordinanze:una che permetteva di bruciare le ecoballe di
Giugliano nell'inceneritore di Acerra, l'altra che permetteva di dare il Cip 6 ( la bolletta che paghiamo all'Enel per le energie rinnovabili) ai 3 inceneritori della Campania che "trasformano la merda in oro- come dice Guido Viale-Quanto più merda , tanto più oro!"

Ulteriore rabbia quando il governo Berlusconi ha firmato il nuovo decreto n.90 sui rifiuti in Campania. Berlusconi ci impone , con la forza militare, di costruire 10 discariche e quattro inceneritori. Se i 4 inceneritori funzionassero, la Campania dovrebbe importare rifiuti da altrove per farli funzionare. Da solo l'inceneritore di Acerra potrebbe bruciare 800.000 tonnellate all'anno! E' chiaro allora che non si vuole fare la raccolta differenziata, perché se venisse fatta seriamente (al 70%), non ci sarebbe bisogno di quegli inceneritori.E' da 14 anni che non c'è volontà
politica di fare la raccolta differenziata. Non sono i napoletani che non la vogliono, ma i politici che la ostacolano perché devono ubbidire ai potentati economici-finanziari promotori degli inceneritori. E tutto questo ci viene imposto con la forza militare vietando ogni resistenza o dissenso, pena la prigione. Le conseguenze di questo decreto per la Campania sono
devastanti. "Se tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge (articolo 3 della Costituzione), i Campani saranno meno uguali, avranno meno dignità sociale-così afferma un recente Appello ai Parlamentari Campani Ciò che è definito "tossico" altrove, anche sulla base normativa comunitaria, in Campania non lo è; ciò che altrove è considerato "pericoloso"qui non lo sarà. Le regole di tutela ambientale e salvaguardia e controllo sanitario, qui non saranno in vigore. La polizia giudiziaria e la magistratura in tema di repressione di violazioni della normativa sui rifiuti , hanno meno poteri che nel resto d'Italia e i nuovi tribunali
speciali per la loro smisurata competenza e novità, non saranno in grado di tutelare, come altrove accade, i diritti dei Campani".

Davanti a tutto questo, ho diritto ad indignarmi. Per me è una questione etica e morale. Ci devo essere come prete, come missionario. Se lotto contro l'aborto e l'eutanasia, devo esserci nella lotta su tutto questo che costituisce una grande minaccia alla salute dei cittadini campani. Il decreto Berlusconi straccia il diritto alla salute dei cittadini Campani.
Per questo sono andato con tanta indignazione in corpo all'inceneritore di Acerra, a contestare la conferenza stampa di Berlusconi , organizzata nel cuore del Mostro, come lo chiama la gente. Eravamo pochi, forse un centinaio di persone. (La gente di Acerra, dopo le botte del 29 agosto 2004 da parte delle forze dell'ordine,è terrorizzata e ha paura di scendere in campo. Abbiamo tentato di dire il nostro no a quanto stava accadendo. Abbiamo distribuito alla stampa i volantini: "Lutto cittadino. La democrazia è morta ad Acerra. Ne danno il triste annuncio il presidente Berlusconi e il sottosegretario Bertolaso. "Nella conferenza stampa (non ci è stato permesso parteciparvi!) Berlusconi ha chiesto scusa alla Fibe per tutto
quello che ha "subito" per costruire l'inceneritore ad Acerra!(Ricordo che la Fibe è sotto processo oggi!. Uno schiaffo ai giudici! Bertolaso ha annunciato che aveva firmato il giorno prima l'ordinanza con la Fibe perché finisse i lavori! Poi ha annunciato che avrebbe scelto con trattativa privata, una delle tre o quattro ditte italiane e una straniera, a gestire i rifiuti. Quella italiana sarà quasi certamente la A2A (la multiservizi di Brescia e Milano) e quella straniera è la Veolia, la più grande multinazionale dell'acqua e la seconda al mondo per i rifiuti. Sarà
quasi certamente Veolia a papparsi il bocconcino e così, dopo i rifiuti, si papperà anche l'acqua di Napoli. Che vergogna! E' la stravittoria dei potentati economici-finanziari, il cui unico scopo è fare soldi in barba a tutti noi che diventiamo le nuove cavie. Sono infatti convinto che la Campania è diventata oggi un ottimo esempio di quello che la Naomi Klein nel suo libro Shock Economy, chiama appunto l'economia di shock! Lì dove c'è emergenza grave viene permesso ai potentati economico-finanziari di fare cose che non potrebbero fare in circostanze normali. Se funziona in Campania, lo si ripeterà altrove. (New Orleans dopo Katrina insegna!).

E per farci digerire questa pillola amara, O' Sistema ci invierà un migliaio di volontari per aiutare gli imbecilli dei napoletani a fare la raccolta differenziata, un migliaio di alpini per sostenere l'operazione e trecento psicologi per oleare questa operazione!! Ma a che punto siamo arrivati in questo paese!?! Mi indigno profondamente! E proclamo la mia solidarietà a questo popolo massacrato! " Padre Alex e i suoi fratelli " era scritto in una fotografia apparsa su Tempi (inserto di La Repubblica ). Sì, sono fiero di essere a Napoli in questo momento così tragico con i miei fratelli(e sorelle) di Savignano Irpino,espropriati del loro terreno seminato a novembre, con i miei fratelli di Chiaiano, costretti ad accedere nelle
proprie abitazioni con un pass perchè sotto sorveglianza militare .
Per questo, con i comitati come Allarme rifiuti tossici, con le reti come Lilliput e con tanti gruppi, continueremo a resistere in Campania. Non ci arrenderemo.
Vi chiedo di condividere questa rabbia, questa collera contro un Sistema economico-finanziario che ammazza ed uccide non solo i poveri del Sud del mondo, ma anche i poveri nel cuore dell'Impero. Trovo conforto nelle parole del grande resistente contro Hitler, il pastore luterano danese, Kaj Munk ucciso dai nazisti nel 1944 "Qual è dunque il compito del predicatore oggi? Dovrei rispondere: fede, speranza e carità. Sembra una bella risposta. Ma vorrei dire piuttosto :coraggio. Ma no,neppure questo è abbastanza provocatorio per costituire l'intera verità.....Il nostro compito oggi è la temerarietà.. Perchè ciò di cui come Chiesa manchiamo non è certamente né di psicologia né di letteratura.Quello che a noi manca è una santa
collera."

Davanti alla Menzogna che furoreggia in questa regione campana, non ci resta che una santa collera. Una collera che vorrei vedere nei miei concittadini, ma anche nella mia Chiesa. "I simboli della Chiesa Cristiana sono sempre stati il leone, l'agnello, la colomba e il pesce - diceva sempre Kaj Munk - Ma mai il camaleonte."

Vi scrivo questo al ritorno della manifestazione tenutasi nelle strade di Chiaiano, contro l'occupazione militare della cava. Invece di aspettare il giudizio dei tecnici sull'idoneità della cava, Bertolaso ha inviato l'esercito per occuparla. La gente di Chiaiano si sente raggirata, abbandonata e tradita.

Non abbandonateci. E' questione di vita o di morte per tutti. E' con tanta rabbia che ve lo scrivo.

Resistiamo!


Alex Zanotelli

sabato 12 luglio 2008

Aldrovandi vittima negata

Smentire tutto, anche l’evidenza. A tre anni dalla tragedia, parlano per la prima volta i poliziotti imputati per la morte del giovane Federico Aldrovandi. Giurano di averlo colpito solo alle gambe e che lui «stava benissimo». La loro versione è contraddetta dai testimoni e dai loro stessi dialoghi
di Sofia Basso da LEFT

Quattro poliziotti armati di manganello e un ragazzo che muore solo, ammanettato, faccia a terra. Hanno provato a negare tutto, gli agenti imputati per l’omicidio colposo del giovane Federico Aldrovandi. Ma non hanno potuto smentire il tragico epilogo di quell’alba del 25 settembre 2005, quando il diciottenne ferrarese fu fermato da una pattuglia di polizia che lo trova vivo e lo lascia morto sull’asfalto di un’appartata via della cittadina estense. Parlano per la prima volta i quattro agenti, dopo mille giorni di ostinato silenzio e nove mesi di processo, ma non si preoccupano di offrire una spiegazione verosimile dell’accaduto. Una dinamica «incredibile» anche per loro, che giurano che Federico «stava benissimo» prima dell’intervento dei sanitari che ne constatano il decesso e dell’arrivo dei medici legali che lo fotografano livido e tumefatto in una pozza di sangue. Non hanno idea di come si sia procurato le ferite alla testa e allo scroto, dichiarano in aula il 26 giugno scorso: «Forse quando finisce a cavalcioni sullo spigolo della portiera dell’auto e poi cade in avanti, per poi rialzarsi come se niente fosse». Eppure due dei loro sfollagente quella mattina si spezzano all’altezza del manico. E la chiamata alla centrale del capo pattuglia Enzo Pontani è inequivocabile: «L’abbiamo bastonato di brutto. Adesso è svenuto, non so… È mezzo morto». «Una frase detta così, una maniera di dire che non significa niente - si giustifica l’interessato, incalzato dal pm Nicola Proto - anche l’Italia contro l’Olanda è stata bastonata di brutto». Capelli biondi fluenti, tono sicuro, Pontani ci tiene ad aggiungere che sarebbe «assurdo colpire una persona distesa». Eppure è proprio quello che i testimoni hanno visto: quattro agenti di polizia che si accaniscono sul ragazzo anche quando è a terra e implora aiuto.

Bello, alto, magro, Federico viene descritto da Pontani, una decina di chili più del ragazzo e 15 anni di esperienza sulla strada, come un «energumeno di 100 chili, scuro, con il collo taurino e gli occhi fuori dalla testa», che sbuca all’improvviso dall’ombra di un parchetto urlando e ringhiando per aggredirlo con sforbiciate, calci e pugni. Lui li schiva tutti. «Sembrava che avesse voluto mangiarmi la testa», precisa per evocare la pericolosità del giovane, disarmato e incensurato, seppure in stato d’agitazione, come riferì la signora che chiamò il 112, spaventata dalla presenza di un giovane «che sbatteva dappertutto». Per rincarare la dose, Pontani aggiunge un particolare mai emerso prima: durante la colluttazione, Aldrovandi avrebbe addirittura tentato di sfilargli la pistola. Un dettaglio che non compare neppure nella relazione di servizio. Anche Luca Pollastri, il compagno di volante di Pontani, più che di uno studente che rincasa dopo una nottata con gli amici in un centro sociale di Bologna dove, certo, girava anche qualche acido, racconta di una «furia scatenata» che avanza «con aria minacciosa», urlando «a denti stretti e bocca aperta». Era «carico, digrignava i denti», gli fa eco Paolo Forlani, della seconda volante, intervenuta quando la prima chiese rinforzi. «Erano più ringhi che urla. Aveva gli occhi sbarrati. E fissava... Sembrava un automa», ribadisce la sua collega di pattuglia, Monica Segatto, che si presenta pallida e tesa al banco degli imputati.

Deposizioni fiume, quelle dei quattro agenti che fino a quel momento si erano avvalsi della facoltà di non rispondere, mirate però più a smontare i capi d’accusa che non a convincere gli ascoltatori. Più volte, infatti, dal fondo della torrida e strapiena aula B del tribunale di Ferrara si solleva un brusio di incredulità. Come quando Pontani racconta che lo sfollagente del collega Forlani si rompe per un calcio di Federico. Il secondo manganello, dichiara Pollastri, si spezza quando il poliziotto cade a terra assieme al ragazzo nel tentativo di immobilizzarlo. Loro, sostengono, non l’hanno mai colpito, se non alle gambe. Soprattutto, i quattro imputati insistono nel dire che l’ambulanza la chiamarono subito anche se arrivò solo quand’era troppo tardi e che Aldrovandi non ha mai dato segni di sofferenza. Anzi, il loro timore è sempre stato che si rialzasse. Se non usarono il defibrillatore che avevano in dotazione fu perché più volte avevano verificato che respirava. Eppure la dottoressa fu chiarissima nella sua deposizione: quando il 118 intervenne, il cuore aveva smesso di battere da parecchi minuti e infatti i tentativi di salvarlo furono vani.

Uno dopo l’altro, gli imputati negano che il giovane chiedesse aiuto perché non riusciva più a respirare. Scuote la testa con sofferenza muta, Lino Aldrovandi, padre di Federico, che segue il processo in piedi, appoggiato contro il muro. Anche Patrizia Moretti, determinata nella sua richiesta di verità e giustizia per il figlio fin da quando impedì l’archiviazione del caso aprendo un blog, fatica ad ascoltare gli agenti coinvolti nella morte del suo Federico: «Non ci aspettavamo niente dalla loro deposizione. Però fa male lo stesso, fa molto male. Nel loro racconto sembrano accantonare, dimenticare, quello che hanno fatto, l’effetto di quelle loro azioni che ritengono tanto professionali. Non gli ha mai nemmeno sfiorato l’idea di dire “mi dispiace”. La cosa che mi ha addolorata di più, in questa versione paradossale, è stato quando hanno detto che gli tenevano la mano sulla schiena per fargli sentire la loro presenza. Purtroppo l’ha sentita eccome. Sappiamo, e gli effetti ne sono la prova più grande, che l’hanno schiacciato a terra finché non è arrivata l’ambulanza».

La linea della difesa non convince nemmeno la parte civile: «Da agenti di polizia si poteva pensare che dessero una spiegazione credibile di quello che è accaduto, invece si sono trincerati dietro risposte che respingono a tutto campo i profili dell’accusa senza preoccuparsi di un racconto che anche un elementare vaglio di buon senso fa ritenere del tutto inverosimile», dice l’avvocato Alessandro Gamberini, che sostiene la famiglia assieme a Fabio Anselmo, Riccardo Venturi e Beniamino Del Mercato. «La verità è che, comunque si difendano, la coperta è troppo corta perché riguarda il prima, il durante e il dopo: gli agenti non hanno affatto chiesto nell’immediatezza l’ambulanza, hanno bloccato Federico in una forma così violenta e compulsiva da procurargli quell’asfissia posturale che ha poi determinato l’esito fatale, lasciandolo steso per terra fino all’arrivo del 118, quando era già palesemente morto».

Un caso, quello di Federico, tenuto aperto dalla tenacia di una famiglia che non si è accontentata della versione iniziale di una morte per droga e ha lottato per far partire le indagini, tra macchie di sangue che sparivano, brogliacci manipolati, versioni contraddittorie, testimoni reticenti e comunicazioni date in ritardo. Le anomalie sono talmente tante che è stata aperta un’inchiesta bis per falso e abuso. L’iscrizione nel registro degli indagati dei quattro agenti è arrivata solo nel marzo 2006. Quando il pm titolare dell’inchiesta lascia per motivi personali, subentra Proto che finalmente avvia le indagini. Il processo è iniziato nell’ottobre 2007, due anni dopo la tragedia. «Da cittadina credevo che la giustizia fosse qualcosa di dovuto. Invece già arrivare in aula è stato un enorme risultato», commenta la madre di Federico. «Come dice sua mamma, Aldro è stato ucciso due volte», fa notare Andrea Boldrini, uno degli amici che passò con lui l’ultima serata. «Perché da quando è morto continuano a infangarlo. A ogni udienza sembra lui l’imputato, non i quattro agenti. Fin da quando siamo stati convocati dalla polizia, volevano che dicessimo che era un tossico». Francesco Caruso, giudice monocratico nonché presidente del tribunale, ha imposto un calendario serrato e ascolta attentamente tutte le versioni illustrate in aula. In autunno, con la sentenza, sapremo se in questo Paese è normale non sopravvivere a un controllo di polizia.

4 luglio 2008

venerdì 27 giugno 2008

Tommaso Sodano ex presidente Commissione Ambiente Senato

«La logica dell'emergenza rifiuti
serve a operare fuori dalle regole,
saltando il controllo democratico»

Gemma Contin
Tommaso Sodano è stato presidente della Commissione Ambiente del Senato e ha fatto parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
Dopo le uscite di Berlusconi sul ricorso all'esercito per imporre la discarica agli abitanti di Chiaiano e per "difendere" l'inceneritore di Agnano, gli abbiamo chiesto cosa ne pensa, sapendo che le dichiarazioni del premier non sono sproloqui dovuti a un colpo di calore, ma un "modus operandi" già stabilito, con il coinvolgimento degli alti gradi militari, come emerge da un'intervista alla "Repubblica" di Napoli rilasciata dal generale dell'esercito Franco Giannini, capomissione in Campania del sottosegretario Bertolaso.

Berlusconi avverte che sabato manderà l'esercito; il generale Giannini è già operativo sul campo. Siamo alla militarizzazione del territorio come non è avvenuto neppure in Sicilia contro la mafia. Qual è il clima?
Il clima è di grande preoccupazione da parte dei cittadini campani che non ne possono più di vivere in mezzo asi rifiuti abbandonati per le strade dall'autunno del 2007. Questa è la più lunga di tutte le emergenze che abbiamo registrato dal 2001, quando la Commissione d'inchiesta ha cominciato a occuparsi della questione rifiuti. Su questo si sta costruendo la strategia dell'emergenza perché siamo arrivati a un punto che qualsiasi cosa il governo decida di fare sa di poter ottenere un grande consenso.

Ha promesso di risolvere il problema.
Ma il problema non si risolverà in questo modo, senza un'opposizione in Parlamento che dica come stanno le cose e, purtroppo, con un accordo tacito con il Pd e con le amministrazioni locali che non hanno saputo e non sanno come venirne fuori.

Regione province e comuni hanno abdicato?
Anche la sinistra che è nelle giunte locali ha in pratica avvallato il piano, e noi viviamo una situazione di grande sofferenza perché siamo costretti a subirlo e non possiamo neanche dire che è sbagliato e non servirà. A leggere quello che c'è scritto nel decreto si capisce che non può funzionare, che ci sono contraddizioni e vuoti normativi molto gravi.

Ad esempio?
Perché fondandosi sostanzialmente sugli inceneritori - ben quattro in Campania - nessuno dice ad esempio come saranno smaltite le ceneri. Perché dichiarando che la raccolta differenziata raggiungerà il 40% nel 2009, cioè tra qualche mese, e il 50% nel 2010 - e oggi siamo attorno al 10% - si sa già che non sarà così. A Napoli hanno stabilito incentivi che riguardano qualche migliaio di famiglie, ma non è con la raccolta differenziata di 20 mila persone che si ottengono quegli standard. Allora si sa in anticipo che la politica dei rifiuti sarà centrata sull'incenerimento ad alto potenziale, con gravi errori di valutazione sulle dislocazioni. L'inceneritore di Agnano sorgerà in piena zona flegrea, dentro il parco del Vesuvio. Oltretutto sarà necessario intervenire sul piano regolatore.

La logica dell'emergenza serve a questo?
La logica dell'emergenza serve a stravolgere il piano regolatore, derogare dalle norme urbanistiche, consentire a Bertolaso di operare fuori dalle regole, saltare il controllo democratico. E serve a far passare quattro inceneritori entro il 2010, ma ciò significa che non si crede a una raccolta differenziata al 50% e che tutto dovrà essere bruciato. E se io mi permetto di dire che il piano è sbagliato, che stravolge trent'anni di lotte ambientali, passo per chi non ha saputo e non vuole risolvere il problema. Se c'è una frana si sa che bisogna affrontare il pericolo immediato, ma questa non è una frana, è un terremoto.

sabato 21 giugno 2008

VII° CONGRESSO NAZIONALE
DEL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA


GIOVEDI' 3 LUGLIO ORE 19,00
CONGRESSO DEL CIRCOLO DI SESSA AURUNCA
VIA UGOLINO 2


Ordine dei Lavori

19.00 Elezione della Presidenza del Congresso
19.15 Relazione introduttiva del segretario uscente
19.30 Saluti delle forze politiche ed associazioni democratiche
20.00 Elezione delle Commissioni Congressuali
20.20 Presentazione dei Documenti Nazionali
21.20 Dibattito congressuale e Repliche finali
22.00 Votazione dei Documenti Nazionali
23.00 Relazione delle commissioni
23.30 Elezione Organismi Dirigenti e di Garanzia del Circolo
Elezione dei Delegati al Congresso Provinciale

giovedì 12 giugno 2008

Città dolente...

La crisi dell’attuale giunta aurunca è sotto gli occhi di tutti.
Le voci rincorrono la piazza è non è più la piazza stessa a rincorrere le notizie che arrivano, magnanimamente cospicue, dal “palazzo”. I più disparati comunicati, ufficiali e ufficiosi, sono oramai all’ordine del giorno e tutti ne attendiamo di nuovi per tentare di capire, spesso decrittandoli, ciò che realmente stia succedendo ad un’amministrazione che, almeno teoricamente, sembra ancora troppo giovane per dare segni di cedimento così notevoli o se non addirittura dare segnali di definitivo tracollo.
Anche noi, lo confessiamo, cerchiamo con notevole difficoltà di capire cosa realmente stia succedendo, quali siano le motivazioni rapportabili ad una così evidente crisi. Anche noi cerchiamo, andando a spulciare nei migliori manuali politici ed amministrativi, di dare un senso ad un paventato fallimento (diciamocelo chiaramente) che, almeno in teoria, non dovrebbe essere nemmeno lontanamente considerato.
Così ecco che qualche risposta, sempre caratterizzata dalle nostre modestissime capacità di analisi, iniziamo a darcela.
Gran parte, sia chiaro, non tutto, di ciò che è oramai fin troppo palese agli occhi dei cittadini sessani, a nostro avviso, si ricollega e quel “grande” ed “innovativo” progetto che è venuto alla luce da non più di due anni. Quel progetto che doveva guidare la rivoluzione cultural-politica italiana, introducendo il nostro Paese Italia nell’annuario delle grandi democrazie. Quel roboante pensiero che si faceva guida del nuovo mondo politico, della fine dell’instabilità e delle logiche del compromesso, dell’oramai famosissimo e strombazzatissimo NUOVO CHE AVANZA… questo progetto, come voi che avete la pazienza di leggerci avrete già intuito, è il Partito Democratico…
In tanti, guidati da paziente buona fede, hanno pensato che realmente l’idea veltroniana potesse essere foriera di positive novità e, soprattutto, di un rimboccarsi le maniche come motto costituente. Così, però, sembra non essere stato.
Ci siamo drammaticamente resi conto che ogni piccola e grande bega nata all’interno dell’attuale maggioranza, è legittima figlia di un totale sfaldamento. E, badate bene, non tra il rappresentante ed il rappresentato, ma, troppo spesso, esclusivamente tra i componenti dello stesso gruppo politico e consiliare.
Ad ora non ci giungono notizie di sane prese di posizione maturate a seguito di un allontanamento della maggioranza dalle linee di programma che essa stessa si era data in fase elettorale, ma giungono a noi, ed a tutti, purissime ed, anche qui consentitecelo, esecrabili motivazioni di mero stampo personalistico. Ognuno, anche se facente parte dello stesso partito (è possibile usare ancora questo termine?), vuole essere “visibile” alla collettività e non funzionalmente ad una sua idea di sviluppo socio-politico, ma esclusivamente perché la filosofia vigente è: …un qualsiasi incarico non deve essere negato a nessuno e quindi perché a me?...
Ci si preoccupa se non riusciamo a far partire la raccolta differenziata?; ci si preoccupa se l’occupazione nelle nostre terre è sempre più una lontanissima chimera?; ci si preoccupa se riparte una demenziale campagna pro nucleare?; ci si preoccupa se un enorme patrimonio come il centro storico di Sessa è sempre più in degrado?; ci si preoccupa se il famoso ristoro dell’ENEL per la nucleare del Garigliano sia investito con i giusti criteri?; ci si preoccupa se la piccola impresa aurunca è divenuta qualcosa di squisitamente metafisico?; ….
Assolutamente no, in fondo sono quisquilie, bazzecole e, forse sarebbe meglio dire ed ammettere, pure tematiche da tirare fuori in campagna elettorale…
A questo punto, come Rifondazione Comunista, ci siamo permessi di suggerire al Sindaco Di Meo, convintissimi della sua onestà intellettuale, politica e morale, nonché una primaria vittima di questo degrado politico, che la strada che finalmente ha deciso di seguire sia fondamentalmente giusta. Tale strada è quella dell’ultimo tentativo possibile, dell’ultima occasione da offrire ai rappresentanti eletti ed agli amministrati, quella, cioè, di un azzeramento totale dell’amministrazione. Un azzeramento che abbia come presupposto fondamentale la nascita di una nuova giunta dalle spiccate e provate capacità amministrative e dalle indiscutibili conoscenze settoriali.
Da sempre siamo convinti assertori della profonda utilità dei partiti in una democrazia che voglia realmente essere tale. Tutti i partiti, però, devono sempre avere prioritaria l’idea principe del bene collettivo, e per fare ciò, bisogna umilmente contribuire e non pretendere senza dare, presupponendo arrogantemente, inoltre, che un qualsiasi nome sia buono per tutte le stagioni, che chiunque all’interno delle nostre fila possa essere dotato dell’onniscienza come qualità divina…
Siamo certi che il sindaco sia l’unico ancora in grado di individuare queste particolarità e queste capacità, magari non allontanandosi dalle varie matrici politiche e partitiche (se proprio è impossibile trovarle in loco, allontanandosi anche di qualche chilometro), che possano far ripartire con serietà la macchina amministrativa… e se poi in consiglio comunale qualcuno vorrà non accettare tale ultima opportunità, se ne faccia carico di fronte al suo e ed al non suo elettorato…

sabato 31 maggio 2008

Riprendere il confronto, per tornare a camminare insieme

Appello alla sinistra politica e sociale, ai movimenti, alle associazioni, ai comitati, ai centri sociali

Rifondazione Comunista ed in generale la sinistra politica in questi ultimi anni, nel tentativo di rendere permeabile il governo di centro sinistra alle istanze radicali, ha provato a trattare e a mediare dall'interno, attenuando ed in alcuni casi interrompendo il suo rapporto con i movimenti e con la società organizzata. Quel tentativo si è infranto sul muro dei rapporti di forza politici e sociali, decisamente sbilanciati verso i poteri forti. La risposta nel “cielo della politica” si è rivelata impotente e “incompresa”, approfondendo le distanze con la società organizzata, fino all'esito disastroso delle scorse elezioni politiche. E intanto è venuta avanti, senza una reale resistenza, una tendenza reazionaria di massa, nutrita dal consenso per il pugno d'acciaio, per la tolleranza zero, per l'uomo forte. Del resto non è la prima volta che ciò accade, e il “ventre” da cui, nella vecchia Europa, nacque il nazifascismo “è ancora gravido di mostri”.

La precarietà esistenziale di questa “bella modernità” chiede risposte: e se il centro sinistra non ha saputo che balbettare, le destre offrono ricette spietatamente efficaci, che pescano nei bassi istinti, nei miti della sicurezza e delle piccole patrie, della razza e del “me ne frego”. La militarizzazione della “questione rifiuti”, la durezza della reazione esemplare a Chiaiano, con la violenza poliziesca apparentemente gratuita, ma invece dosata esattamente per sottolineare l'efficacia decisionista; l'esaltazione del tema della sicurezza in chiave anti-stranieri, la rapidità con cui il governo delle destre sta mettendo sul tavolo le proprie ricette xenofobe, rispondono coerentemente all'obiettivo di ricostruire, nella contrapposizione con il diverso, una identità collettiva e nella soluzione dei problemi certezze, seppure misere, aprendo, volutamente o meno, ma questo è secondario, il “vaso di Pandora” dell'odio razziale: i pogrom anti-rom a Ponticelli e il raid punitivo al quartiere Pigneto a Roma contro i migranti non sono stati certamente avvenimenti inattesi. Non era in discussione il se, ma solo il quando. E altri ne verranno.

Dentro questo quadro generale se la reazione della sinistra politica, nelle sue diverse articolazioni, fosse un rinchiudersi dentro le proprie mura, i propri riti, le proprie insopportabili querelle, anch'essa alla ricerca di qualche certezza, peraltro necessariamente misera, sarebbe non solo un suicidio politico, ma anche un venir meno grave ai compiti storici che questa fase, volenti o nolenti, ci affida. E' necessario invece riprendere il duro e faticoso lavoro della costruzione sociale, del radicamento, della organizzazione, dello stare dentro le masse popolari. E per riprendere questo percorso non basta semplicemente l'autocritica “del linguaggio” e “delle forme”, o, ancora, la “riflessione generale” sul primato della prassi: si tratta piuttosto di praticarlo direttamente e per davvero.

Questo significa in concreto sul nostro territorio che “i silenzi” e “le assenze” devono cessare immediatamente. Devono cessare sulla precarietà e l'insicurezza del lavoro, costruendo capacità di intervento e sostenendo l'autorganizzazione dei soggetti sociali, difendendo i presidi di altra democrazia non delegata che sono i centri sociali, le associazioni, i comitati. Devono cessare sui migranti, non per costruire solidarietà pietista, ma una alleanza "di classe" dentro il percorso per un nuovo movimento operaio; devono cessare sul Macrico e l'assetto del territorio di questa città e di questa provincia, valorizzando la progettualità sociale e dal basso che si è espressa in questi anni; devono cessare sull'emergenza rifiuti, sull'immobilismo e sui condizionamenti affaristico-clientelari negli enti locali, anche qui valorizzando pienamente le esperienze dell'autorganizzazione sociale.

Per questo riteniamo necessaria e urgente una ripresa del confronto sulle cose da fare, innanzitutto, senza escludere anche la discussione “sui massimi sistemi”, ma dando priorità alle questioni e alla cultura del fare. E facciamo una proposta: dedicare una giornata, entro una quindicina di giorni, ad un incontro tra sinistra politica, tutta quella interessata, i suoi rappresentanti istituzionali ed i movimenti, le associazioni, i comitati. Per stabilire un piano di lavoro minimo, senza mettere il carro davanti ai buoi, ma senza nemmeno eludere la necessità della costruzione di una rete che provi, oggi, di fronte all'oscurità dilagante, a farsi trincea resistente; e che, nel costruire società, ragioni anche di un altro mondo possibile.

Giosuè Bove, Umberto di Benedetto

sabato 17 maggio 2008

Una riflessione del compagno Antimo Calzetta sul nostro prossimo congresso nazionale

MA NON STIAMO CORRENDO TROPPO? PERCHE LA NECESSITà DI UN CONGRESSO COSI PRESTO E NON IN AUTUNNO?
NON SI RISCHIA DI SMINUIRE IL DIBATTITO INTERNO AI CIRCOLI NELLE FEDERAZIONI PROV. ECC.. PER LA CORSA AL CONGRESSO ?
COME SI PUò FARE UN CONGRESSO SERIO SENZA UN SERIO E ANCHE LUNGO DIBATTITO CON LA BASE , GIà LA BASE, MA QUANTO CONTA ANCORA IL PENSIERO IL VOLERE DELLA BASE? SENZA UN DIBATTITO SERIO E CHIARIFICATORE SI RISCHIA DI SEPARARE ULTERIORMENTE LE DIFFERENZE INTERNE , COSI SI ARRIVERà AL CONGRESO CON IL SOLITO MODO DI SCHIERAMENTI: IO STO CON LA MOZIONE X UN’ ALTRO COL LA MOZIONE Y ECC..E POI SI CONTA… ; MA SE LA MOZIONE VINCITRICE NON AVESSE IN SEGUITO L’OPPOSIZIONE INTERNA DISTRUTTIVA DA PARTE DELLE MOZIONI “PERDENTI”, MA LA COLLABORAZIONE ,POTREBBE ANCHE FUNZIONARE,MA DI SOLITO NON è COSI. CARE/I COMPAGNE/I CI VUOLE UMILTà, BASTA CON LA CORSA OSSESSIVA ( CHE INIZIA GIA NEI PICCOLI CIRCOLI PER ESPANDERSI IN TUTTA LA STRUTTURA )AD UN POSTO DI VISIBILITà . CERCHIAMO DI STUDIARE UNA LINEA POLITICA COMUNE CREANDO DEI “PONTI ” TRA LE VARIE MOZIONI, PRESENTATE O CHE SI PRESENTERANNO.

domenica 11 maggio 2008

www.rifondazioneinmovimento.org dentro il dibattito per ripartire da rifondazione


www.rifondazioneinmovimento.org è un blog realizzato per offrire uno spazio pubblico che accompagni il percorso della discussione congressuale in rifondazione comunista. Uno spazio di informazione e di trasparenza che non deleghi alle semplificazioni e talvolta alle distorsioni dei mezzi di comunicazione il racconto del confronto, ma sia in grado di attivare un circuito diretto di conoscenza. Uno spazio di dibattito per chi è iscritto a Rifondazione e per chi non lo è, convinti come siamo che ci sia realmente bisogno della presa di parola e della partecipazione di tutte e tutti per affrontare la stagione difficilissima che abbiamo davanti. Per continuare nel percorso ancora da scrivere della rifondazione comunista e ricostruire un’efficacia e un futuro per la sinistra nel nostro paese.

venerdì 9 maggio 2008

Camminando sulla strada di Peppino


In tanti e tante saremo a Cinisi oggi, per ricordare, a trent'anni dal suo omicidio, Peppino Impastato. Cammineremo da Radio Aut, la sua radio libera e disobbediente, fino alla sua casa, dove per anni, alla fine di ogni corteo, ci ha accolti il sorriso fiero di Felicia, la mamma di Peppino, protagonista di una straordinaria battaglia per avere verità e giustizia sull'omicidio, scomparsa, come se ormai la sua missione di vita fosse esaurita, poche settimane dopo la morte di Tano Badalamenti, il boss di Cinisi che ne ordinò l'omicidio e per questo, dopo oltre vent'anni, fu condannato dal tribunale di Palermo.

di Francesco Forgione

Parlo di Felicia, della sua tenacia e della sua forza -lei minutissima- nel condurre anni e anni di battaglie in una realtà mafiosa come Cinisi, dove alle madri, alle vedove, ai famigliari delle vittime della mafia è concesso solo di portare il lutto, chiuse nel proprio dolore e nel proprio silenzio. E invece Felicia, di quel lutto portava solo il nero di donna del sud, tanto è stato il suo impegno a lottare con i compagni di Peppino, con il Centro Impastato, con Giovanni e Felicetta, per rompere ogni omertà, spronare la magistratura, denunciare depistaggi, continuare a fare vivere Peppino nell'impegno antimafia di tanti giovani e militanti della sinistra.

Anche negli anni del gelo, quando il 9 maggio a Cinisi ci ritrovavamo in qualche decina, non mancava il suo coraggio e la sua voglia di lottare. Si, perché tante volte, in tanti anniversari, siamo stati davvero in pochi.
Del resto, la vita e la morte di Peppino, hanno avuto poco di ufficiale. Non era un uomo delle istituzioni, non era un "politico", non era uno da commemorazioni e inni nazionali.

Radio Aut fu una delle prime radio libere in Italia e Peppino capì il valore dell'uso della parola, della comunicazione, della controinformazione in una realtà costruita sul silenzio sociale e sull'omertà. Qualche anno prima, quando ancora le radio libere non erano comparse sulla scena dell'informazione, Peppino ne aveva visto nascere una, rudimentale, si poteva ascoltare solo nel raggio di poche centinaia di metri e la sua esistenza, brevissima, rappresentava già un fatto rivoluzionario: era la "radio dei poveri Cristi", creata a Partitico, a pochi chilometri dalla sua Cinisi, da Danilo Dolci. E proprio con lui, sociologo triestino che aveva scelto la Sicilia per trasferirvi il suo impegno, Peppino incontra il valore e la pratica della nonviolenza attraverso quel lavoro che, anche grazie a Danilo Dolci, prima e dopo il terremoto del Belice, farà di donne e uomini senza storia i protagonisti di straordinarie lotte contro la mafia, per l'acqua, per il lavoro. E' una straordinaria stagione di lotte che rigenerano anche il ruolo e il radicamento delle organizzazioni storiche della sinistra e del movimento operaio.

Da Radio Aut, anni dopo, nella fase del compromesso storico e della palude siciliana del potere politico -mafioso, il sistema veniva combattuto, i mafiosi beffeggiati col loro nome e cognome, i politici collusi smascherati. Il Consiglio e l'amministrazione comunale Dc-Pci di Cinisi, descritti come il "Gran consiglio della tribù", il cui capo non era il sindaco, ma "don Tano Seduto", quel Tano Badalamenti che, allora capo della cupola mafiosa di Cosa Nostra, prima dell'avvento dei corleonesi di Riina e Provenzano, tutto poteva tollerare tranne che essere irriso pubblicamente.

Peppino viola tutte le "regole", rompe tutti i codici, comincia dalla sua famiglia, famiglia di mafia: come si dice in Sicilia, "è sangue pazzo". Credo sia proprio questa la lezione più grande che ci lascia: il coraggio e la forza di rompere con culture e valori radicati, la ribellione ad ogni forma di familismo amorale e mafioso, collante ancora diffuso di una egemonia culturale che in tanta parte del Sud consente alle mafie di rigenerare potere e consenso. Nel suo ribellarsi e nella continua ricerca di una autonomia culturale e politica di linguaggi, in un contesto in cui anche la sinistra ufficiale era spesso silente e subalterna al blocco di potere dominante, c'è tutto il suo essere figlio del sessantotto e di quella straordinaria stagione sociale, politica, culturale che tanto ha influito anche nella Sicilia di quegli anni. Rifiuta ogni compatibilià di quel suo mondo, e di quella realtà. E forse sa anche di dover morire, quando, negli ultimi giorni della sua vita, candidato nelle liste di Democrazia Proletaria, addita pubblicamente Badalamenti come trafficante di armi e di droga. Quasi un'auto-condanna nella Sicilia muta di quegli anni.

Ma era la sua libertà a muoverne le scelte e l'impegno, non la sua incoscienza.
Per tutto questo, dopo trent'anni, Peppino Impastato continua ad indicarci una strada, diverse da altre, di impegno sociale e di lotta contro la mafia.

Nell'anno e mezzo vissuto da presidente della Commissione parlamentare antimafia, ho incontrato decine e decine di scuole, università, gruppi di volontariato, in una straordinaria esperienza di conoscenza e di ascolto. La cosa che più mi ha colpito è come e quanto Peppino sia diventato un esempio e, perché no?, un simbolo per migliaia e migliaia di giovani e di ragazzi e per una nuova generazione militante. E così scopri che nelle scuole medie di Reggio Emilia o nel liceo di Napoli, nell'istituto gestito dalle suore in Toscana come all'università di Torino o a quella di Bari, e persino in alcune scuole elementari, centinaia e centinaia di giovani e giovanissimi o hanno visto il film o fatto la tesi e poi il seminario o il dibattito su Peppino Impastato e la sua antimafia e scopri anche quanto questi ragazzi conoscano e si sentano amici di Giovanni e Felicetta che da anni girano l'Italia parlando di antimafia sociale.

E' il lavoro che tocca anche a noi che vogliamo continuare a batterci, nonostante i tempi inclementi e tempestosi, per un'alternatica radicale e di società.

Sappiamo che la mafia, negli anni del liberismo e della globalizzazione, è diventata uno dei soggetti e dei fattori più dinamici del processo di modernizzazione capitalistica che ha trasformato il paesaggio sociale e produttivo della Sicilia e del Mezzogiorno, costruendo attorno a se un vero e proprio blocco sociale, organico e funzionale al sistema di potere dominante. Per questo l'antimafia non può vivere di ecumenismi, deve rappresentare una chiave di lettura critica della realtà e recuperare una grande dimensione sociale. Occorre un cuore nella nuova stagione della lotta alla mafia, se se ne vuole aggredire la natura e l'essenza di grande holding economico-finanziaria criminale: colpire i patrimoni, i capitali, le ricchezze e la sua capacità di accumulazione e di gestione dei grandi flussi finanziari.

In fondo la lezione di Peppino Impastato è tutta qui, nel comprendere che la lotta contro la mafia non può vivere dentro l'esclusiva dimensione repressiva e giudiziaria, ma deve mettere in discussione interessi materiali, strutture politiche, assetti del potere, codici culturali e sociali. Deve essere protagonismo diretto, diffuso e di massa, indignazione e ribellione e, sopratutto, ricerca continua di "un altro mondo possibile". Perché se, lui come urlava dai microfoni di Radio Aut, "la mafia è una montagna di merda", una società, una politica, un sistema di imprese, istituzioni e partiti, che la tollerano e se ne fanno imbrattare non possono in alcun modo appartenerci.

Trent'anni fa il barbaro assassinio del giovane di Cinisi

L'attualità di Peppino Impastato e la sua antimafia sociale

di Giovanni Russo Spena



Brecht diceva: «Non è detto che ciò che non è mai stato non possa essere». Sono trascorsi, infatti, ormai trenta anni dal tremendo omicidio politico mafioso di Peppino Impastato e, alla fine, dopo anni di sofferenza, di lotta e di isolamento, la verità è stata fissata dalla magistratura e dalla relazione della Commissione antimafia che ho avuto l'onore di redigere: nel caso di Peppino Impastato lo Stato ha compiuto un vero e proprio depistaggio perché non si scoprisse, come era possibile, dal primo momento che si trattava di un delitto di mafia. Dobbiamo la verità all'impegno difficile e quotidiano di mamma Felicia, di Giovanni Impastato, dei compagni di Peppino, di Umberto Santino e di Anna Puglisi. Ho due immagini, fra le tante, nella mente.
La prima così è descritta da Giovanni Impastato: «Sfilammo nel '79, per le troppo silenziose strade di Cinisi, facendo tesoro delle scelte e del percorso di Peppino, considerato ancora allora dallo Stato un suicida o un terrorista saltato sulla bomba che stava innescando. nella prima manifestazione nazionale contro la mafia, organizzata da Radio Aut»
«Dal Centro di documentazione di Palermo, assieme ai compagni di Democrazia proletaria, di cui Peppino era stato eletto consigliere comunale e a quella parte di movimento che era rimasta profondamente colpita dall'ufficisione di Peppino. Eravamo in due mila». La seconda immagine che ritengo il movimento più bello della mia vicenda politica, è quella di mamma Felicia che, quando, nella casetta di Cinisi, nel 2000, le consegnammo la relazione della Commissione antimafia, che sanciva il depistaggio di Stato e chiedeva scusa in nome del Parlamento italiano (caso tuttora inedito) soffiò, in un orecchio la frase: «Oggi mi avete resuscitato Peppino». Si chiudeva una vicenda iniziata tragicamente nel '78. E' importante parlarne oggi anche perché Peppino va sottratto al destino di una icona strumentalizzata: è bello che sia considerato, da tanti giovani, da tante ragazze, un Che Guevara contemporaneo, ma è più importante viverlo nel suo contesto, affinché il ricordo sia stimolo per continuare la sua lotta. Peppino fu uomo del '68, non va dimenticato. Fu un compagno dell'antimafia sociale, quella difficile, non quella ufficiale, spesso ipocrita, banale e trasformista. Peppino era un militante che organizzava mobilitazione sociale; era profondamente impegnato politicamente; era precursore, nella sua capacità di utilizzare la metafora, l'irrisione, il sarcasmo come strumento di lotta politica e di desacralizzazione dei capi mafiosi, di una intensa criticità moderna. Le trasmissioni di Radio Aut sono un esempio straordinario di controinchiesta e di controiformazione.
Il trentennale è l'occasione per riflettere sul suo pensiero e sulla sua iniziativa anche, quindi, per evitare di farne un mito astratto. Peppino è stato un militante della "Nuova sinistra" come ci ricorda Umberto Santino, da Lotta Continua alla candidatura con Democrazia proletaria, in polemica aspra con il partito comunista del compromesso storico, che vedeva la mafia solo come fenomeno dell'arretratezza dello sviluppo. Peppino pensava, invece, che il neoliberismo fa bene alla mafia. Lottò con i contadini, con gli edili, unendo lotte sociali e impegno culturale. La sua antimafia correva nel solco della lotta di classe, di massa, dei braccianti, delle lotte contadine non del conformismo, della legalità formale e del sistema di relazioni politiciste. La sua analisi delle mafie, partendo dalle elaborazioni di Mario Mineo, figura di straordinario rilievo teorico, seppe guardare ad esse non come fenomeno terroristico legato a nicchie di arretratezza, ma come parte integrante dei processi accumulazione del capitale, capace di adattarsi ai mutamenti dei contesti strutturali e di contrattare, di volta in volta, il potere con le rappresentanze politiche.
E' anche in questa percezione critica il motivo dell'attualità di Peppino. Anche ora, infatti, la maggioranza delle forze politiche tende ad illustrare, come fa ad esempio la relazione dell'antimafia del 2001, la mafia come gangsterismo, per celarne la sua internità alla politica, all'amministrazione, alla finanza, ai processi internazionali della globalizzazione liberista. Parlano di una mafia virtuale che non esiste per puntare l'attenzione investigativa solo sulle campagne sicuritarie contro i migranti. L'antimafia sociale è, allora, costruzione di presidi democratici, connessione fra lotta democratica e sociale; è antimafia in movimento, dentro l'organizzazione della conflittualità sociale, come ci insegnò Pio La Torre. Le mafie si sconfiggono attaccandone beni, ricchezze, profitti, individuando un nuovo spazio pubblico. E' indispensabile rilanciare i meccanismi, su cui l'associazione "Libera" tanto lavora, di sequestro e confisca di beni mafiosi; facendo lavorare le terre confiscate alle mafie attraverso una destinazione d'uso sociale cooperative di giovani e ragazze che, insieme, lottano le mafie ed agiscono una occupazione di qualità. Peppino fu precursore del movimento altermondialista: lottava «per un altro mondo possibile».

sabato 8 marzo 2008

Presentazione programma Sinistra Arcobaleno a Sessa

Giovedì 13 marzo alle ore 18.30, nel Salone dei Quadri del comune di Sessa Aurunca in Piazza Castello, presentazione del programma della Sinistra Arcobaleno.
Interverranno:
Giacomo De Angelis - Candidato al Senato
Gianni Cerchia - Candidato alla Camera
Enzo Falco - Candidato al Senato
Mariagrazia Ciorra - candidata alla Camera
Giosuè Bove - Segretario provinciale Rifondazione Comunista

L'assemblea è aperta a tutti

venerdì 29 febbraio 2008

Salari, diritti e lavoro sono roba vecchia: la modernità è tornare agli anni '50?

La Sinistra Arcobaleno ha presentato il suo programma di governo e subito si è aperta una forte polemica. Nel mondo politico, nei giornali. Perché? Per il semplice motivo che questo programma è costruito non su frasi fatte e speranze vaghe, ma su proposte, concretissime, che possono portare ad altrettanto concretissime conseguenze: lo spostamento di ricchezza e di diritti dall'alto verso il basso. Cioè l'inversione del processo economico sociale che negli ultimi 20-25 anni ha profondamente trasformato il nostro paese, aumentando in modo spaventoso le differenze economiche e l'ingiustizia sociale, e creando fortissime sacche di povertà. I dati li conoscete ormai tutti: dal 1980 ad oggi lo spostamento di ricchezze dai salari verso i profitti (e le rendite) è stato "ciclopico". Circa la metà delle ricchezze che finivano in salari e stipendi ora finiscono in profitti e rendite. E mentre succedeva questo stravolgimento economico non c'era uno stravolgimento sociale, cioè restava immutato il numero dei salariati (e stipendiati). Il programma del Pd, e quello di Berlusconi, prendono atto di questa situazione ma non propongono nessuna soluzione. Anzi propongono di aiutare gli imprenditori e, in cambio, chiedere loro di stornare una parte dei loro eventuali maggiori introiti ai lavoratori. Tutte le ricette "Veltrusconiane" vanno in quella direzione: aumenti salariali agganciati all'aumento della produttività, manovra fiscale sugli straordinari. Che vuol dire? Semplice: se tu, operaio, lavorerai di più, produrrai di più, farai più straordinari, e in questo modo permetterai al padrone di guadagnare sul tuo lavoro - poniamo - non cento ma centoventi "denari", di questi venti denari in più, due o tre andranno a te. Contento? In questo modo la tendenza ad aumentare ancora il divario tra ricchi e poveri, tra salari e profitto, si rafforza.
Il programma dell'Arcobaleno è l'unico ad andare nel senso opposto. Come? per esempio con due proposte molto serie, e che possono essere realizzate direttamente dal Parlamento e dal governo. Prima proposta, un nuovo meccanismo di indicizzazione dei salari (e cioè, quando aumentano i prezzi automaticamente aumentano anche le buste paga); seconda proposta, salario sociale, che vuol dire protezione dei precari, dei lavoratori molto poveri e dei disoccupati o inoccupati. (Negli articoli che pubblichiamo qui sotto sono spiegate queste due idee).
Perché queste proposte hanno suscitato l'ira funesta (per esempio del «Corriere della Sera», editoriale di De Vico, per esempio di «Repubblica», editoriale di Giannini, e soprattutto della «Stampa», editoriale di ieri di Riccardo Barenghi)? Perché rischiano di aprire davvero una discussione concreta - e non parole al vento e promessucce fiscali - sulla grande questione salariale e dell'equità sociale.
Qual è l'accusa che viene rivolta alla sinistra (che loro chiamano radicale, ma francamente queste due proposte sono assolutamente riformiste, e probabilmente piacerebbero parecchio, ad esempio, a Filippo Turati e forse a Pietro Nenni...)? Di essere retrò. Vecchia. Riccardo Barenghi, ieri, sulla «Stampa», è molto esplicito: tornano i comunisti, tornano le proposte di 25 anni fa, torna la scala mobile: ohi noi ohi noi!!!
Davvero proporre il rilancio di una politica dei diritti (che sicuramente ebbe il suo apice nelle lotte operaie e sociali degli anni '60 e '70, guidate dai comunisti, dai socialisti e dalla dottrina sociale cristiana), è una grande arretratezza? E davvero, invece, è modernità, proporre un modello di relazioni industriali simili a quello che negli anni '50 era stato imposto dalla Fiat del mitico presidente Vittorio Valletta, che quasi aveva abolito i sindacati e che impose feroci politiche di contenimento dei salari? Non riesco a capire secondo quale ragionamento i cupi anni '50 (che piacciono al Pd e a Berlusconi, e ai grandi giornali, e a Confindustria e , immagino, anche alla Chiesa di Ratzinger), siano così moderni e gioiosi. Mi viene il dubbio che se qualcuno di noi dovesse dire "libertà, fraternità e uguaglianza", qualcun altro gli risponderebbe: «Sei un vecchio rincoglionito che guarda ancora al Settecento... Possibile che non capisci che ormai è il tempo del Re Sole?»

Piero Sansonetti - "Liberazione" del 29 febbraio 2008

giovedì 28 febbraio 2008

Il programma della Sinistra Arcobaleno

1. Dignità e diritti nel lavoro: la sicurezza
Ogni giorno in Italia muoiono in media 4 persone mentre lavorano. Grazie a una legge voluta dal Governo Berlusconi si può lavorare anche 13 o 14 ore al giorno e spesso per lavorare occorre rinunciare ai propri diritti. Siamo arrivati al paradosso che il lavoro è pagato a prezzi orientali e le merci così prodotte vengono vendute a prezzi occidentali.
La Sinistra l’Arcobaleno propone: una legge che fissi la durata massima del lavoro giornaliero in 8 ore e in 2 ore la durata massima degli straordinari; l’immediata approvazione dei decreti attuativi del Testo Unico sulla Sicurezza sul lavoro e quindi più controlli e più certezza e severità delle pene per le imprese che trasgrediscono le norme.

2. Dignità e diritti nel lavoro: lotta alla precarietà
I lavoratori e le lavoratrici precarie nel nostro Paese sono oltre 4 milioni. È precarietà di vita, non solo di lavoro. La Sinistra l’Arcobaleno propone di superare la legge 30 e di affermare il contratto a tempo pieno e indeterminato come forma ordinaria del rapporto di lavoro; di rafforzare la tutela dell’articolo 18 contro i licenziamenti ingiustificati; di cancellare dall’ordinamento le forme di lavoro co.co.co, co.co.pro e le false partite IVA.

3. Dignità e diritti nel lavoro: salari, fisco e redistribuzione del reddito
Nel 2003 ai lavoratori toccava il 48,9% del reddito prodotto nel Paese, nel 1972 era il 59,2%. Oggi la quota dei redditi da lavoro dipendente è ulteriormente diminuita. Secondo i dati della Banca d’Italia, dal 2000 al 2006 prezzi e tariffe sono notevolmente aumentati e i salari sono rimasti invariati. La Sinistra l’Arcobaleno vuole fissare per legge il salario orario minimo per garantire una retribuzione mensile netta di almeno 1000 euro; propone un meccanismo di recupero automatico annuale dell’inflazione reale; propone di elevare le detrazioni fiscali per i lavoratori dipendenti. La Sinistra l’Arcobaleno vuole introdurre, come avviene in tutta Europa, un reddito sociale per i giovani in cerca di occupazione e per i disoccupati di lungo periodo, costituito da erogazioni monetarie e da un pacchetto di beni e servizi. La Sinistra l’Arcobaleno propone di diminuire il prelievo fiscale per i redditi più bassi portandoli dal 23 al 20%, contemporaneamente di aumentare la tassazione sulle rendite finanziarie al 20%, di redistribuire il reddito ai lavoratori e alle lavoratrici attuando immediatamente quanto previsto dalla Finanziaria di quest’anno, che destina loro tutto l’extragettito maturato.

4. Laicità: lo spazio di libertà per tutti
Nei Paesi europei più avanzati, e non solo in Europa, i fondamentali diritti della persona sono tutelati e garantiti da una legislazione che ne salvaguarda la sfera personale, nel rispetto della libertà di scelta di ciascuna e di ciascuno. Da noi non è così. La Sinistra l’Arcobaleno afferma l’uguaglianza sostanziale dei diritti delle persone omosessuali e propone il riconoscimento pubblico delle unioni civili. La Sinistra l’Arcobaleno ritiene che ognuna e ognuno abbia il diritto di decidere del proprio corpo e della propria vita e propone una legge sul testamento biologico.

5. Libertà e autodeterminazione femminile
Nemmeno negli anni ’70 l’attacco alla libertà delle donne è stato tanto feroce; addirittura c’è chi propone una moratoria contro l’aborto chiamando “assassine” le donne. La Sinistra l’Arcobaleno propone interventi affinché la legge 194 sia applicata estendendo in tutto il Paese la rete dei consultori e introducendo in via definitiva la pillola RU 486 come tecnica non chirurgica di intervento che può essere scelta dalle donne; una nuova legge sulla fecondazione assistita per eliminare gli ingiusti divieti della legge 40, lesivi della libertà di scelta delle donne e del diritto costituzionale alla tutela della salute; una norma che persegua tutte le forme di discriminazione basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.

6. La pace, il disarmo
L’Italia è al 32° posto per la ricerca scientifica e al 7° posto nella classifica mondiale delle spese in armamenti. Con i soldi spesi per comprare un solo caccia Euro Fighter si potrebbero costruire 100 asili. La Sinistra l’Arcobaleno ritiene che vada pienamente attuato l’art. 11 della Costituzione. L’Italia non deve più partecipare a missioni al di fuori del comando politico e militare delle Nazioni Unite. Vanno tagliate le spese per gli armamenti ed avviata la riconversione dell’industria bellica applicando la legge 185. Vogliamo una legge per la messa al bando delle armi nucleari dal nostro Paese. Siamo contrari alla costruzione della nuova base militare a Vicenza ed è necessaria una Conferenza nazionale sulle servitù militari per rimettere in discussione tutte le basi della guerra preventiva presenti sul nostro territorio. Serve una nuova legge sulla cooperazione allo sviluppo.

7. Proteggere il pianeta: un Patto per il clima
Contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici è fondamentale per garantire una speranza di futuro all’umanità: senza adeguate misure ci saranno rischi certi per la salute e l’ambiente. La Sinistra l’Arcobaleno rifiuta il nucleare e propone che entro il 2020 si superi il 20% dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e che le emissioni siano ridotte del 20%; un grande investimento pubblico in pannelli solari su tutti i tetti delle case e degli edifici pubblici. L’acqua è un bene comune e come tale deve essere pubblico. La Sinistra l’Arcobaleno propone la ripubblicizzazione dei servizi idrici, una legge quadro sul governo del suolo e l’inasprimento delle pene contro i reati ambientali e le ecomafie.

8. Le “Grandi Opere” di cui il Paese ha bisogno
Sono necessari grandi investimenti per una diversa qualità dello sviluppo e una buona occupazione. Queste sono le nostre “Grandi Opere”: messa in sicurezza del territorio dal rischio sismico e da quello idrogeologico; investimenti per migliorare i servizi di trasporto per i pendolari e la mobilità nelle città con nuove metropolitane, linee tramviarie e mezzi a energia pulita. Nei prossimi 5 anni 1000 treni per i pendolari. Vanno abbandonati progetti inutili e dannosi come il Ponte sullo Stretto, il Mose a Venezia, la TAV in Val di Susa, a favore di interventi su nodi ferroviari urbani, infrastrutture ferroviarie nel Mezzogiorno e potenziamento dei valichi alpini. Investimenti sul trasporto merci su rotaia e sulle autostrade del mare. Riduzione della produzione dei rifiuti, forti investimenti nella raccolta differenziata, misure concrete per il riciclaggio, impiego delle tecnologie più moderne ed avanzate.

9. Il diritto alla salute e le politiche sociali, indice di civiltà
L’Italia destina alla spesa sociale solo il 2,7% del PIL. In Germania, ad esempio, alla spesa sociale viene destinato l’8,3%. Il fallimento e la crisi dei sistemi che hanno introdotto il mercato nella sanità sono la dimostrazione ulteriore che solo il sistema sanitario pubblico e universalistico può dare risposte al bisogno di salute. La Sinistra l’Arcobaleno propone di adeguare il fondo sanitario nazionale al livello europeo, superare definitivamente i Ticket e le liste di attesa, inserire le cure odontoiatriche nei livelli essenziali del sistema sanitario. La Sinistra l’Arcobaleno propone una legge sulla non autosufficienza finanziando un fondo nazionale per almeno 1,5 miliardi di euro, l’aumento del fondo nazionale per le politiche sociali e l’indicazione di livelli essenziali delle prestazioni per eliminare la divaricazione fra regioni ricche e povere. La Sinistra l’Arcobaleno lancia un piano di asili come cardine della rete dei servizi per le bambine e i bambini.

10. La casa è un diritto, non una merce
Dopo un ventennio di politiche di privatizzazione e deregolamentazione del mercato delle locazioni, il costo degli affitti raggiunge oggi il 50% del reddito e anche più e gli sfratti di chi non ce la fa a pagare i canoni sono diventati il 70% del totale. L’Italia spende per la politica sociale della casa un decimo dell’Europa. La Sinistra l’Arcobaleno afferma che non ci possano essere sfratti se non da casa a casa, propone un piano nazionale per l’edilizia sociale a cui destinare 1,5 miliardi di euro, che porti l’Italia al livello europeo, modificare la legge 431/98, abolendo il canale libero. Vogliamo costituire un fondo a sostegno della ricontrattazione dei mutui di chi ha acquistato la prima casa e rischia di perdere l’alloggio ed eliminare l’ICI sulla prima casa non di lusso per i redditi medio-bassi.

11. Convivenza, inclusione, cittadinanza
Gli immigrati in Italia sono quasi 4 milioni, incidono per il 6,1% sul PIL, pagano quasi 1,87 miliardi di euro di tasse. Sono lavoratrici e lavoratori indispensabili per la nostra società, ma sono esclusi dall’accesso a molti diritti. La normativa attuale impedisce l’ingresso legale nel nostro Paese, creando clandestinità e sottoponendo donne e uomini migranti ad una condizione di sfruttamento e precarietà estrema. La Sinistra l’Arcobaleno ritiene indispensabile l’abolizione della legge Bossi-Fini, e l’approvazione di una nuova normativa che introduca l’ingresso per ricerca di lavoro, meccanismi di regolarizzazione permanente, il diritto di voto alle elezioni amministrative, la chiusura dei CPT, una legge sulla cittadinanza sulla base del principio dello jus soli.

12. Istruzione, formazione, università e ricerca: le vere risorse per il futuro
Gli iscritti e le iscritte alla scuola italiana di ogni ordine e grado sono 7.742.294, le risorse destinate all’istruzione e la formazione sono pari al 3,5% del PIL e non aumentano da molti anni. Nel nostro Paese gli investimenti in università e ricerca rappresentano l’1,1% del PIL contro l’1,87% dell’Europa a 25, il 2,7% degli USA, il 3,15% del Giappone. La Sinistra l’Arcobaleno ritiene la laicità della scuola pubblica fondamentale a partire dal rispetto rigoroso del principio che le scuole private sono libere, ma senza oneri a carico dello Stato. La Sinistra l’Arcobaleno propone la generalizzazione della scuola dell’infanzia, l’estensione del tempo pieno e prolungato, l’innalzamento dell’obbligo scolastico da fare nella scuola e da portare progressivamente a 18 anni; la valorizzazione del ruolo dell’insegnante come intellettuale educatore. La Sinistra l’Arcobaleno propone di aumentare l’investimento pubblico in alta formazione e ricerca, nel corso della prossima legislatura, per raggiungere la media dei paesi OCSE; di rinnovare il sistema università e ricerca, anche con il reclutamento di 3000 giovani ricercatori l’anno per i prossimi 5 anni; di estendere il diritto allo studio elevando a 20.000 euro il limite di reddito per aver diritto alla borsa di studio.

13. Tagliare i privilegi, difendere la democrazia
La questione dei costi della politica non può essere separata dalla condizione generale del Paese: crescono le diseguaglianze e crescono i privilegi. E crescono anche gli intrecci tra affari e politica a partire dalle regioni meridionali ma non solo. La Sinistra l’Arcobaleno propone la riduzione del numero di parlamentari e di consiglieri regionali. La retribuzione dei parlamentari italiani non deve essere superiore alla retribuzione media dei parlamentari degli altri Paesi europei. È necessaria una legge che sottragga ai partiti le nomine, nella Sanità come negli altri settori pubblici, che stabilisca criteri che le Amministrazioni devono rispettare per garantire l’interesse pubblico e i principi del merito.

14. Una informazione libera, pluralista, democratica
L’Italia in questi anni è stata messa più volte sotto accusa dall’Unione Europea per carenza di pluralismo nell’informazione. Secondo l’ultimo rapporto USA sulla libertà di stampa, il nostro Paese occupa il 61° posto. La Sinistra l’Arcobaleno propone l’abrogazione della “Legge Gasparri” e l’approvazione di una vera legge di sistema che imponga tetti antitrust e impedisca posizioni dominanti nelle comunicazioni e nell’industria culturale. È assolutamente indispensabile approvare una vera legge sul conflitto di interessi.

venerdì 15 febbraio 2008

PROPOSTE POLITICHE DA INSERIRE NELLA PREVISIONE DI SPESA DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI SESSA A.(CE) PER L’ANNO 2008

Il circolo di Rifondazione Comunista con i Verdi per la Pace e la Sinistra Democratica, hanno contribuito sin dall’inizio alla stesura del programma elettorale della coalizione che governa la nostra città.

Oggi, con il contributo aggiunto del PdCI, associazioni e società civile, vogliono contribuire fattivamente a dare sostegno a questa amministrazione, sottoponendo, all’ attenzione della stessa, un articolato contributo di idee, tese a promuovere lo sviluppo sociale ed economico del territorio.

Preso atto che finalmente sono stati stanziati dal Governo centrale i fondi per il ristoro della centrale nucleare del Garigliano ricadente nel nostro territorio comunale, considerato che la cifra ammonta all’incirca a € 3.600.000,00 (al netto) e,tenuto conto che tale cifra è l’indennizzo per il ristoro degli anni 2005 , 2006 e 2007 e, considerata l’imminente scadenza, per la presentazione ai capo-settori
del proprio Comune ( Sessa Aurunca - CE ), delle proposte di spesa da inserire nella previsione di bilancio per l’anno 2008 e ritenendo necessario il perseguire del programma elettorale presentato dalla coalizione di centro-sinistra ai propri elettori, con il quale si è portato alla guida della città appoggiando la candidatura a Sindaco del Dott. LUCIANO DI MEO

PERTANTO

le forze de “LA SINISTRA-ARCOBALENO” chiedono all’amministrazione che tale cifra venga messa totalmente a disposizione per interventi mirati e finalizzati a :

1) Risolvere la crisi occupazionale che attanaglia il nostro territorio ormai da anni:

- Bandire corsi di formazione professionali mirati, finalizzati alla creazione e gestione d’impresa;

- Prestito d’ onore per lo sviluppo d’ impresa rivolto a nuove Cooperative sociali e/o nuove Ditte Individuali (cooperative di produzione lavoro- cooperative agricole- cooperative sociali – cooperative per la promozione del turismo - cooperativa di artigiani - cooperative per il trasporto ecc.) mediante finanziamenti da erogare per tipologia e validità progetti;

2) Avviare studi di settore ed attuare piani alternativi per la tutela dell’ambiente e per reperire fonti di energia alternativa:
- Portare a termine il piano di raccolta differenziata, porta a porta, nel nostro comune ( in tutto il territorio comunale, quindi frazioni comprese) e premiare i cittadini più virtuosi;
- Avviare studi di settore per la eventuale collocazione sul nostro territorio comunale, nelle aree industriali dismesse e con attigui capannoni, di un impianto di compostaggio o dissociatore molecolare o altri impianti che abbiano impatto ambientale possibilmente vicino allo 0 (DISSOCIATORE MOLECOLARE - vedi scheda tecnica);
- Riduzione o totale abbattimento della TARSU;
- Energie alternative: si ritiene utile e vantaggioso che sugli immobili di proprietà comunale si adottino accorgimenti per il risparmio di energia elettrica, come l’ uso dei pannelli solari,usufruendo a tal fine risorse provinciali, regionali, statali ed europei;
- Impianto di geotermia. Studio di fattibilità per un impianto geotermico e realizzazione dello stesso;

3) Destinare una parte dei fondi del ristoro ai fini sociali:

- Riduzione delle imposte comunali alle fasce deboli ( famiglie a basso reddito, portatori di handicap, anziani, ecc.);

- Redistribuzione delle risorse ai fini sociali : formulare agevolazioni e aiuti per la spesa sanitaria, trasporto locale, diritto allo studio, ecc.;

- Interventi sociali avanzati (assistenza a domicilio per anziani, diversamente abili, dialisi ecc.) che possono essere addottati anche in maniera sperimentale;

4) Riorganizzare il settore turistico:

- Turismo balneare ( Baia Domizia);

- Turismo artistico-culturale (valorizzazione e manutenzione dei monumenti presenti sul territorio, potenziare la valorizzazione e promozione dei prodotti tipici e delle tradizioni locali;

- Turismo termale ( redigere un piano di sviluppo termale nella zona bassa delle toraglie adiacente il fiume Garigliano );

- Turismo montano.

Tali proposte seguono le indicazioni del programma elettorale sottoscritto dalle forze politiche presenti in amministrazione. Siamo quindi fiduciosi in una celere e positiva valutazioni delle proposte sopra elencate e la piena disponibilità a collaborare in tal senso.

mercoledì 13 febbraio 2008

Il grande inciucio

Berlusconi e Veltroni uniti nella lotta per riconfermare il dominio di finanza, industria e vaticano sull'Italia. Non ci facciamo fregare: per difendere ambiente, lavoro e diritti c'è bisogno di una sinistra unita e plurale
La scelta da parte dei poteri forti (banche, confindustria, gerarchie vaticane) di interrompere il lavoro del Governo Prodi, proprio nel momento in cui poteva aprirsi la stagione del risarcimento sociale e dei diritti, con la detassazione dei salari e la tassazione delle rendite finanziarie, sta proiettando la sua logica sulla costruzione di questa campagna elettorale. Partito Democratico e Popolo delle Libertà sono entrambi facce di una medesima strategia e si uniscono nell'inciucio con l'obiettivo comune di ridurre al silenzio la sinistra che intende ancora rappresentare autonomamente le ragioni dei lavoratori, dei pensionati, degli studenti, delle donne, delle comunità. Per questo utilizzeranno le armi del clientelismo e quelli della convinzione, parleranno entrambi all'unisono del voto utile, chiesto ufficialmente l'uno per sconfiggere l'altro, ma in realtà per ridurre la democrazia a simulacro dentro cui ricomporre le contraddizioni tra le classi dirigenti e proprietarie di questo paese, escludendo le classi subalterne.
E' un tentativo possente e per la sinistra la situazione diventa estremamente complessa e precipita verso un bivio: o la costruzione di un polo autonomo, ambientalista e di classe, legato cioè alle comunità territoriali e al mondo del lavoro, oppure la dissolvenza delle forme organizzate. E dentro questa alternativa netta c'è un ulteriore rischio: che, per fare in fretta, si butti via il bambino con l'acqua sporca e che si cancelli simbolicamente la storia delle lotte ambientali e del lavoro. La falce ed il martello sono un simbolo importante, non tanto per l'identità politica, ma per la carica alternativa e di antagonismo che esprime. Così come i simboli dell'ambientalismo e della democrazia. Smontare per via simbolica il tessuto militante sarebbe un errore simmetrico a quello opposto delle tentazioni settarie o del reducismo, che finirebbero per dividerci, rendere debole, inutile e marginale la presenza delle forze di sinistra. Bisogna al contrario unire dal basso gli attivisti, con un vero processo costituente, partecipato e democratico, per un soggetto unitario e plurale, che non soffochi identità e pratiche politiche.
Dobbiamo fare subito una federazione, insomma, che sia l'espressione di una unità vera e non la riproduzione stanca di un interpartitico dove contano solo i segretari ai vari livelli: per la sfida grande che abbiamo davanti sarebbe davvero insufficiente. C'è bisogno di chiarezza sui temi della laicità dello Stato e dei diritti civili (dai Pacs-Dico alla legge Bossi-Fini) su cui Veltroni tace, sui temi del salario, su cui Veltroni imbroglia (parla di più salari e meno tasse, ma se vuole ridurre, come dice, le tasse al profitto e alla rendita finanziaria. allora non ci saranno risorse per i salari), sui temi del risanamento ambientale, sui cui Veltroni mischia le carte (l'ultimo è il colpo di mano sui CIP6), sui temi della pace, su cui Veltroni è allineato agli americani che di pace (eterna) degli altri se ne intendono.
Bisogna offrire protagonismo ad una nuova soggettività politica: a partire dai lavoratori, abbandonati, strumentalizzati, presi in giro dal partito di Berlusconi e da quello di Veltroni, entrambi subalterni alle medesime logiche di confindustria. A partire dalle lotte delle comunità a difesa del territorio devastato dalle politiche neo-liberiste praticate da centro destra e, anche dal centro sinistra, come è evidente qui in Campania; a partire dagli studenti, dai pensionati, dalle donne.
In altri termini la Sinistra Arcobaleno, quella che chiamano la “cosa rossa”, deve immediatamente aprirsi, includere le rappresentanze sociali e quelle intelligenze che la sinistra, anche quella moderata, ha prodotto e che oggi sono emarginate dallo spostamento al centro del partito democratico, dalla sua fisionomia piegata agli interessi delle grandi lobbies finanziarie e industriali, dal profilo locale, quasi sempre baronale e clientelare. Nei luoghi dove il livello di degenerazione raggiunto dal partito democratico è irrecuperabile bisogna avere il coraggio di dichiararlo con chiarezza e di lavorare ad aggregare intelligenze e forze democratiche e di progresso per costruire una prospettiva ed un orizzonte di alternativa. Su questo ci possono essere ancora timidezze nei partiti, spesso influenzati dalle collocazioni all'interno di maggioranze amministrative: bisogna essere determinati e allo stesso tempo comprensivi, evitando di rompere sulle scelte immediate che ancora risentono del ciclo politico che si è appena chiuso, facendo insieme le cose che è possibile fare insieme e però, delineando insieme un giudizio ed una prospettiva. E dove è necessario essere e costruire l'alternativa al sistema di potere del PD.
Per farlo bisogna cogliere l'occasione di questa drammatica urgenza e con coraggio aprire la fase del tesseramento: non per gli iscritti ai partiti promotori, che sono automaticamente iscritti anche alla Sinistra Arcobaleno, ma per quelli che non hanno tessera e che però sono la gran parte del popolo della sinistra, quelli che hanno segnato con un milione di NO il referendum sull'welfare e che 10 giorni dopo hanno fatto grande la manifestazione di Roma del 20 ottobre.
Una campagna di adesione che sia promossa da comitati provvisori “aperti”, costituiti da rappresentanti dei partiti promotori, ma anche da individualità non legate ai partiti. Bisogna fare uno sforzo affinché questo percorso si articoli in tante assemblee territoriali, comunali o intercomunali, in cui si prendano in esame le carte costituenti (la bozza di statuto, la dichiarazione di intenti, la carta programmatica) e si discutano, si cambino, infine si approvino. E in cui si eleggano i delegati, su scheda bianca e voto segreto, a prescindere dalle appartenenze.
La grande assemblea che prevediamo di fare il 21 e 22 di marzo con l'inizio della primavera sarà, come è del tutto evidente, anche un evento elettorale. Ma deve restare necessariamente anche la riunione degli Stati Generali della Sinistra Arcobaleno, che nel fare concretamente il proprio dovere nella battaglia elettorale, fa nascere il nuovo soggetto unitario e plurale, polo autonomo della sinistra pacifista, ambientalista, di classe e di movimento.

lunedì 11 febbraio 2008

Per un soggetto unitario e plurale adesso.

Appello ai Segretari Nazionali di Sinistra Democratica, Rifondazione Comunista, Verdi, Comunisti Italiani.

La crisi politica apertasi con il voto di sfiducia al Senato della Repubblica apre una fase completamente nuova della vita politica del Paese. Non finisce solo un governo, né una maggioranza, ma si ridefiniscono tutti i termini lungo i quali si era finora dipanata la transizione politico-istituzionale iniziata tra il 1992 e il 1994. Le modalità con le quali si è giunti alla disarticolazione dell’Unione, rendono evidenti, infatti, sia la tentazione all’autosufficienza che permea il progetto del Partito Democratico, sia la sua illusione di poter imporre il bipartitismo, con l’eventuale sostegno di Forza Italia.
Contro questa prospettiva che nega alla radice la possibilità di un’autonomia ideale, politica e organizzativa della sinistra italiana, che consegna inevitabilmente alla destre il destino del Paese per molte delle prossime legislature, riteniamo più che mai opportuno non fermare, ma anzi rilanciare il processo per una sinistra unitaria e plurale, ponendoci immediatamente l’obiettivo di costruire una lista comune in vista delle prossime elezioni politiche. Riteniamo che questa decisione sia un passaggio obbligato: per dare continuità all’iniziativa federativa apertasi a Roma nello scorso dicembre, ma anche per allargarne i confini a tutte le forze di progresso, da quelle di ispirazione socialista, fino a quelle ambientalista e comunista, con l’ambizione — inoltre — di incrociare, attrarre, rappresentare le tante culture critiche, i soggetti associativi, i movimenti che animano la società italiana.
È giunto il momento, di uscire da se stessi, di mettere in campo un nuova partenza; di farlo con coraggio e volontà di contaminare le nostre diverse tradizioni, per rifondare le ragioni della liberazione umana, coniugando i valori di un nuovo umanesimo socialista, pacifista e ambientalista.
Non abbiamo piccole, esangui rendite di posizione, insignificanti nicchie da difendere. Abbiamo, invece, ancora l’ambizione di poter cambiare alla radice i rapporti tra gli uomini, le donne e il vivente non umano. Per farlo, però, è necessario avere il coraggio di affrontare un viaggio difficile e pericoloso, abbandonando cautele e riserve. Certo correndo il rischio di naufragare, ma anche quello di poter scoprire un nuovo mondo, nominandolo con le parole della libertà e dell’eguaglianza sociale.
Crediamo che sia una sfida che valga la pena di raccogliere, ad iniziare dalla prossima prova elettorale.

Primi firmatari
Giosué Bove (segr. prov. PRC)
Maria Carmela Caiola (assessore prov.le Caserta – Verdi – Sinistra Arcobaleno)
Gianni Cerchia (esecutivo prov.le Caserta Sinistra Democratica)
Giacomo De Angelis (Parlamentare PdCI)
Luca De Rosa (resp. Amiente e Territorio, segr. reg.le PdCI Campania)
Giuseppe Di Gregorio (segr. prov.le Caserta Sinistra Democratica)
Enzo Falco (segr. prov.le Caserta Verdi)
Mario Fusco (capogruppo Sinistra Democratica Mondragone - CE-)
Biagio Napolano (coordinamento prov.le Sinistra Democratica)
Francesco Nigro (segr. prov.le Caserta PdCI)
Amilcare Nozzolillo (consigliere prov.le Caserta PRC – Sinistra Arcobaleno)
Enzo Mataluna (consigliere prov.le Caserta PRC – Sinistra Arcobaleno)
Enrico Milani (assessore prov.le PRC- Sinistra Arcobaleno)
Angelo Papadimitra (segreteria CGIL Caserta)

a lunedì, febbraio 04, 2008